venerdì 22 Settembre 2023

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Renne e licheni, un legame a rischio
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Una pelliccia per far fronte alle temperature gelide, zoccoli allargati che le permettono di procedere agevolmente su terreni innevati e un olfatto invidiabile che fa in modo che possano percepire la presenza di cibo anche sotto la copertura nevosa. Le renne sono splendidi animali erbivori, la loro alimentazione è costituita cioè da vegetali. Ma d’inverno, alle temperature polari in cui vivono, anche per loro può essere impegnativo trovare del cibo.

Un alimento prezioso, una delle poche fonti di cibo in quel periodo, sono i licheni, organismi composti da un fungo e un’alga che vivono in simbiosi a formare un essere vivente unico. Si tratta di nutrienti molto importanti perché sono tra i primi organismi che si insediano anche sulle rocce, svolgendo la funzione di “pionieri” che preparano il substrato utile per la sopravvivenza di altri vegetali. Talune specie però possono accumulare le sostanze tossiche e trasmetterle quindi agli animali che se ne cibano, i quali, se la dose ingerita è eccessiva, possono avere problemi.

A seguito del disastro di Chernobyl del 1986, alcune specie di licheni nel nord della Scandinavia avevano accumulato così tanta radioattività, che le renne che si erano cibate di essi sono state considerate pericolose per il consumo umano.

Diverse specie di licheni sono invece molto sensibili all’inquinamento dell’aria, tanto da essere considerate indicatori utili per valutare la salute di un ambiente: se presenti, esso è pulito, se invece diventano rari o scompaiono da un territorio, i livelli di inquinamento sono alti. È importante ricordare a questo proposito che le regioni artiche “raccolgono” l’inquinamento atmosferico generato nelle zone temperate, altamente industrializzate, del nord del mondo. Questo potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza di molti licheni e di conseguenza, delle specie che dipendono da essi. Non solo le renne infatti, li utilizzano come cibo ma anche altri animali, alcuni occasionalmente, come varie specie di cervi, l’antilocapra, la capra delle nevi, l’alce.

Tutti motivi che dovrebbero farci riflettere sulle connessioni che ci uniscono a organismi che vivono anche molto lontano da noi e su come le nostre azioni possono avere effetto sulla loro sopravvivenza.

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