di Macri Puricelli
Questa è la storia antica di una rinoceronte e dello stupore che, nel Settecento, destò in Europa. Clara è la testimonianza di un’epoca in cui l’animale esotico era per gli umani un oggetto sconosciuto di meraviglia e ispirazione leggendaria. Dietro la storia di Clara, si nasconde un grande cambiamento sociale: dopo due secoli dalla sua avventura si è finalmente aperta la strada alla tutela delle specie selvatiche, grazie agli studi e ai progetti di conservazione.
Di lei si innamorarono re e regine, villani e mercanti, bambini e vecchi. Di lei parlò e scrisse un continente intero che per 17 anni le rese omaggio in mille e una città. Di lei ornarono quadri, dipinti, ceramiche i più grandi artisti del secolo. E mentre re e regine, villani e mercanti, vecchi e bambini facevano la fila per incontrarla, lei viaggiava. Attraversando oceani, mari, fiumi e laghi. Oltrepassando montagne e scavalcando colline. Fu un vero e proprio Grand Tour. Lei si chiamava Clara. Ed era una rinoceronte.
Il suo primo lungo viaggio iniziò a Calcutta, in India, e si concluse in Olanda. Era il 22 luglio 1741 quando il capitano olandese Douwemount Van der Meer arrivò in Olanda con un cargo che trasportava la giovane rinoceronte indiana. A quell’epoca Clara aveva due o forse tre anni quasi interamente trascorsi fra gli umani.
Clara aveva infatti pochi mesi quando sua madre venne uccisa da cacciatori dalle parti di Assam, nel nord est dell’India. Oggi verrebbe salvata, nutrita e protetta in un ambiente il più possibile vicino alle esigenze di un animale nato selvatico. Ma a quell’epoca, e fino all’inizio del Novecento, il rinoceronte era solo un animale da cacciare e da sfruttare. Non esisteva alcuna consapevolezza del suo essere una creatura senziente. Nel 1908 a Kaziranga, una delle zone preferite dai rinoceronti, la popolazione era così scesa a soli 12 esemplari. Due anni dopo, finalmente, in India ne venne proibita la caccia. Il rinoceronte indiano è la specie che si è ripresa meglio dalle condizioni critiche in cui si trovava. A partire dal centinaio di esemplari rimasti agli inizi del Novecento, la sua popolazione è notevolmente aumentata, sebbene sia ancora minacciata soprattutto dalla caccia illegale per il suo corno.
Clara, piccola orfana, venne adottata dal direttore della Dutch East India Company. E ben presto trovò il suo modo di vivere fra gli umani, unica sua chance di sopravvivenza, coccolata come un animale domestico.
Ma Clara crebbe e ci si rese conto che sarebbe stato presto impossibile continuare a tenerla a gironzolare per casa. Fu così che venne venduta a Van der Meer. Nel 1741, insieme sbarcarono a Leiden. E anno dopo anno, Clara venne esposta ad Hannover, Berlino, Francoforte, Breslavia, Vienna, Regensburg, Stoccarda, Zurigo, Berna, Basilea, Dresda, Lipsia, Kassel, Versailles, Marsiglia, Napoli, Roma, Firenze, Bologna, forse Verona. Era fine gennaio 1751 quando, in pieno Carnevale, Clara arrivò a Venezia. Qui a immortalarla fu Pietro Longhi in ben due dipinti .
Dopo Venezia, Van der Meer era ormai un uomo ricchissimo e sentì il bisogno di fermarsi un po’ . Solo dopo qualche anno decise di andare alla conquista della Gran Bretagna.
Clara e Van der Meer arrivarono a Londra nel 1758. Ma non fecero ora a ripetere il successo degli anni precedenti. Improvvisamente Clara morì. Avrà avuto vent’anni: aveva deciso di fermarsi, per sempre.