di Barbara Regaiolli
I coati rossi vivono generalmente in gruppi composti da diverse femmine con la prole di varie età, mentre i maschi adulti sono per buona parte dell’anno solitari. Durante la stagione riproduttiva, un solo maschio viene accettato all’interno del gruppo, per essere poi allontanato al momento della nascita dei piccoli, scongiurando così il rischio di infanticidio. Anche per questo i coati hanno una socialità piuttosto complicata e curiosa ma una delle peculiarità del loro comportamento sociale è la presenza di un accentuato agonismo nei giovani, più unico che raro nei mammiferi sociali.
Alcuni ricercatori hanno studiato due gruppi di coati nell’Iguazu National Park in Argentina, ciascuno dei quali caratterizzato dalla presenza di un maschio adulto dominante, diverse femmine adulte e un certo numero di maschi e femmine giovani e sub-adulti. Lo studio ha evidenziato che i giovani di questa specie, seppure fisicamente più piccoli, sono in grado di soppiantare e scavalcare gli adulti, accaparrandosi in modo aggressivo le risorse alimentari e attaccando i soggetti più anziani.
Questo comportamento dei giovani non è affatto comune nei mammiferi sociali, dove di solito le dimensioni corporee hanno un’importanza notevole, perlomeno in certi contesti come l’accesso alle risorse alimentari. Inoltre, il rango della madre non sembra influenzare l’aggressività dei giovani, per cui tutti i soggetti al di sotto di una certa età sono predominanti sugli adulti e i sub-adulti. Ebbene, anche osservando i nuovi coati del Parco, giunti a fare compagnia ad Aspirapolvere (un nome un perché), il nostro anziano maschio, salta subito all’occhio che, soprattutto in presenza di cibo, i soggetti più minuti e giovani sono davvero terribili e fanno di tutto per tenere i soggetti adulti e grandi (Aspirapolvere e Poggiapiedi) alla larga da frutta, verdura e arricchimenti, anche se presenti in abbondanza nel reparto. E riescono perfettamente nel loro intento. Dallo studio dei gruppi in Argentina, sembra emergere che questa aggressività non sarebbe in realtà associata a una vera e propria dominanza dei giovani sugli adulti, ma si tratterebbe piuttosto di un’”aggressività tollerata”: gli adulti consentirebbero cioè ai giovani di comportarsi in questo modo apparentemente inappropriato per favorirne l’accesso al cibo, consentendo così loro di mettere su peso e crescere più in fretta, aumentando le loro probabilità di sopravvivere.
In questo modo, anche le dimensioni del gruppo sociale aumentano e con esse le sue capacità di difendersi e sopravvivere. Del resto, i giovani coati hanno tutto il supporto delle femmine adulte, che formano coalizioni molto forti per difendere la prole loro e delle altre femmine del gruppo; non solo, per ovviare alle loro modeste dimensioni, i giovani si coalizzano fra loro per avere la meglio sugli adulti che si frappongono fra loro e il cibo. Anche questo comportamento è evidente nei coati del Parco, che spesso si uniscono in gruppetti per allontanare con maggior efficienza gli adulti dal cibo. Insomma, i giovani coati possono permettersi una certa “arroganza”. Un comportamento simile, in cui i giovani sono privilegiati e possono essere dominanti sugli adulti, si riscontra in poche altre specie di mammiferi sociali, fra cui alcuni primati e i suricati: i piccoli giovincelli sono tollerati e supportati dagli adulti, perlomeno al momento del pasto. Tuttavia, in questi casi si osserva una sorta di “tolleranza passiva”, per cui ai giovani semplicemente tutto è concesso; nel caso dei coati, invece, i giovani sono estremamente aggressivi e si arrogano l’accesso al cibo con prepotenza. Queste differenze potrebbero essere legate all’ecologia della specie, dato che in molti casi le risorse alimentari dei coati sono facilmente usurpabili e sopravvive chi ne monopolizza la quantità maggiore. Insomma, possiamo proprio dirlo: beata gioventù, soprattutto se sei un coati.