Arriverà un giorno in cui le foreste asiatiche smetteranno di cantare, tra le loro fronde non appariranno più migliaia di colori sgargianti e il frullar d’ali dei piccoli uccelli rimarrà un ricordo del passato. Arriverà quel giorno se l’avifauna continuerà ad essere strappata dal proprio habitat per essere commercializzata sui mercati illegali delle specie esotiche, che piazzano decine di migliaia di piccoli uccelli ogni giorno – illegalmente alla luce del sole – a fruttare soldi per la loro bellezza e per la loro melodia.
In occasione della Giornata Internazionale delle Foreste indetta dalla Nazioni Unite che cade domani 21 marzo, il Parco Natura Viva di Bussolengo celebra la campagna dell’Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari “Silent Forest” dedicata a sei “specie bandiera” di piccoli uccelli canori del Sud-est Asiatico, che in pochi anni sono stati confinati sull’orlo dell’estinzione a causa dei famosi “bird markets”. Tra di esse, criticamente minacciate di estinzione, ci sono lo storno di Bali, allo stato selvatico con 50 esemplari che sopravvive grazie a continue reintroduzioni da parte di centri di conservazione; il merlo parlante maggiore, con 100 esemplari su un’isola a occidente di Sumatra e la gazza verde coda corta, con meno di 250 sull’isola di Giava. In quelle zone del Mondo possedere dei “songbirds” è una questione culturale: vengono acquistati per diventare animali domestici, per partecipare a gare di canto, per rappresentare uno status symbol e per essere utilizzati come medicina tradizionale o cibo. E se nessuno li compra, non sopravvivono nelle gabbiette che per pochi giorni.
Hot spot di questo fenomeno è l’Indonesia, che da sola ospita il più alto numero di specie di uccelli di tutta l’Asia ma anche il più alto numero di specie minacciate di estinzione (131), seconda solo al Brasile (164), un Paese grande cinque volte di più. Il TRAFFIC, la rete di monitoraggio del commercio illegale di fauna selvatica di IUCN e WWF nello studio “In the market for extinction” riporta un censimento che fa immaginare la portata del fenomeno: in soli 3 giorni a Giacarta sono stati contati 19mila uccelli in 3 mercati della zona. Appartenevano a 260 specie e il 98% di queste erano originarie dell’Indonesia, raccolte al di fuori delle quote concesse o in violazione diretta delle leggi che le proteggono. “La nostra conoscenza sullo stato delle popolazioni selvatiche procede più lentamente di quanto le specie vadano incontro all’estinzione”, spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva. “Inoltre, solo un piccolo numero di specie risulta protetto e comunque, non con misure adeguate. Se questo andamento non si fermerà, ascolteremo in tutto il Mondo il silenzio assordante delle foreste asiatiche”.
GIORNATA DELLE FORESTE, UN SAMBUCO PER IL PARCO NATURA VIVA – L’appuntamento per la tradizionale piantumazione dell’albero al Parco Natura Viva è per domenica 25 marzo alle 14:00 al bar Gombe (fronte scimpanzé): a fare compagnia al melograno, al melo e al fico già piantumati nelle precedenti edizioni della Giornata Internazionale delle Foreste, andrà quest’anno un sambuco. Si tratta di una pianta che cresce selvatica nei nostri ambienti e che è molto gradita in estate dai piccoli uccelli. Ma il sambuco ha un rapporto antico anche con l’uomo: nella tradizione nordica è considerato sacro e abitato dalla fata Holda. Il suo nome tedesco è difatti Holunder ed era rispettato al punto che fino all’inizio del ‘900 i contadini tedeschi si levavano il cappello, in segno di rispetto, incontrandolo per i campi. Con l’avvento del Cristianesimo poi l’albero sacro divenne l’albero delle streghe e diventò abitudine mettere delle foglie di sambuco alla porta per tenerle lontane. La sua reputazione è dunque quella di proteggere contro gli spiriti maligni ed è proprio al sambuco che i bambini affideranno dei piccoli messaggi al termine dell’evento.