Non è un mondo per predatori. In un tempo in cui le attività umane si estendono fino a varcare i confini degli habitat naturali, gli equilibri della convivenza con la fauna selvatica si fanno sempre più fragili: i primi a pagarne lo scotto sono quasi sempre i grandi predatori, in cerca di bottini che possano sopperire alla sottrazione di risorse e spazi vitali. E’ il caso del ghepardo che, mentre un secolo fa contava 100mila esemplari, oggi sopravvive sotto la costante minaccia dei fucili degli allevatori con 6.674 animali. Ma a venire in aiuto del più veloce felino della Terra sarà proprio un suo antagonista che, tenendolo lontano dalle greggi, lo terrà al riparo anche dalla morte.
“Nella Giornata Internazionale del Ghepardo – spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva di Bussolengo – dalla Namibia arrivano i risultati di 25 anni di sforzi per mitigare il conflitto tra bestiame domestico e ghepardi. Il Cheetah Conservation Fund, nostro partner in campo per la salvaguardia di questi felini, ha distribuito gratuitamente agli allevatori 450 cani da pastore Kangal, antichi colossi della guardianìa agli armenti, i quali hanno ridotto dell’80-100% il bracconaggio a carico dei predatori. E i cuccioli aumentano di anno in anno, così come le liste di attesa per ricevere questo deterrente naturale”. Con i suoi 50-70 chili di peso, il Kangal ha un abbaio udibile a 700 metri di distanza e viene adottato a pochi mesi dai farmers, in modo che possa sviluppare sin da subito il proprio carattere tanto fedele quanto strenuo: “E’ capace di combattere fino alla morte per difendere il proprio bestiame – continua Avesani Zaborra – e anche per questo, si tratta di un tipo di scontro che un ghepardo non ingaggerebbe mai poiché gli risulterebbe davvero svantaggioso”. I problemi che deve affrontare questo felino purtroppo si acuiscono considerando il fatto che il 90% degli esemplari vive al di fuori delle aree protette, il che lo espone ad un altro pericolo venuto avanti nell’ultimo decennio: il commercio di cuccioli destinati a diventare animali da compagnia, diretti per lo più verso le classi abbienti del Medio Oriente. “Per questo si deve agire sulla consapevolezza sociale – conclude Cesare Avesani Zaborra – ma nel frattempo sappiamo che ogni giorno, a lottare contro l’estinzione, al fianco del ghepardo c’è un cane da pastore Kangal”.