Un’assenza così lunga da “casa” non era mai stata osservata prima in altri gipeti dotati di GPS. Sei mesi, oltre quattromila chilometri nei cieli del Nord Europa. Dal sito di rilascio nel sud della Francia all’estrema propaggine nord orientale della Germania e ritorno: è stata una vera e propria maratona quella di Eglazine, gipeta italiana nata al Parco Natura Viva di Bussolengo e reintrodotta in natura nel giugno ’20. Un viaggio per lo più costituito di soste brevi e spostamenti lunghi, con due eccezioni nei Paesi Bassi: nella Lamelerberg Nature Reserve ha fatto il pieno di curiosi per una decina di giorni, prima che fossero limitati per non causarle disturbo; nel Parco Nazionale de Hoge Veluwe, dove la presenza stabile dei lupi le ha garantito cibo di facile reperibilità per circa due mesi. Poi ancora a nord-est, ma il 6 ottobre sembra puntare a sud. Il 4 novembre è di nuovo in Francia, dove la sua vita selvatica era iniziata un anno e mezzo prima.
“Vagare è abbastanza normale per un giovane gipeto”, spiega Camillo Sandri, medico veterinario e curatore generale del Parco Natura Viva che, durante il primo lockdown aveva accompagnato Eglazine in Francia, per la reintroduzione in natura nell’ambito del progetto LIFE GypConnect. “Alcuni studi indicano per loro un raggio di azione che raggiunge i 10.000 km² ma Eglazine li ha superati tutti. E non solo. Si è soffermata in un areale ai confini settentrionali d’Europa in cui la presenza dell’avvoltoio gipeto, il più grande del Vecchio Continente, quasi scomparso da tutta Europa nel XX secolo, non era mai stata registrata prima”. E che nessuno si aspettava: “Non raggiungerà la maturità sessuale che intorno ai 7 anni ma la stagionalità con cui si è tipica degli esemplari che tornano per riprodursi nei luoghi dove hanno trascorso i primi mesi di vita e che riconoscono come “casa”.
Il progetto europeo di reintroduzione del gipeto guidato dalla Vulture Conservation Foundation coinvolge diversi parchi zoologici europei e l’Italia è rappresentata dal Parco Natura Viva. Lo scopo è ricostituire la presenza di questo nella fascia geografica che va dalla penisola iberica alle Alpi passando per i Pirenei. “Non sappiamo perché Eglazine si sia spinta fin lassù – prosegue Sandri – ma possiamo ipotizzare che si sia soffermata di più quando ha incontrato la presenza dei lupi, dai quali ha tratto vantaggio per alimentarsi”. Il gipeto ha una dieta molto specializzata, costituita all’85% da ossa e midollo che rinviene dalle carcasse nei suoi habitat. “Mangia ciò che le altre specie lasciano, è una risorsa fondamentale per il benessere degli ecosistemi”. Cartina alla mano, Eglazine ci riserverà ancora molte soprese.
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