L’estate ha portato con sé un nuovo ospite al Parco Natura Viva di Bussolengo. Si chiama Dune, ha da poco compiuto un anno di vita ed è il più giovane cammello della Battriana ospitato nel parco zoologico veronese. Una specie protagonista di un fraintendimento nella divulgazione scientifica, sul quale fa chiarezza uno studio pubblicato nel 2022 dalla Zoological Society of London. Quella di Dune è una specie domestica che conta oltre 35 milioni di individui al mondo, a lungo confusa con l’ultima specie di cammello selvatico che invece sopravvive in natura con meno di 950 esemplari. Un equivoco che toglie attenzione ad una specie “gravemente minacciata” di estinzione e che mitiga le misure di conservazione ad essa riservate. L’appello dei ricercatori è di iniziare dal linguaggio per modificare il destino di queste popolazioni, al motto di “Questo non è il mio nome!”.
“Il nostro Dune ora fa parte di un gruppo di cammelli della Battriana, composto da due femmine e un maschio adulto”, spiega Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva. “l suo ruolo è quello di accendere i riflettori sulla sua “controparte” selvatica, che sopravvive solo in Cina e in Mongolia. E che, a parte 41 esemplari in un’istituzione mongola, non viene allevata in nessun parco zoologico del mondo. Non ci sono dunque azioni di reintroduzione possibili, ma si può iniziare dalle parole”. Lo studio chiede alla comunità internazionale impegnata nella conservazione delle specie a rischio estinzione di iniziare ad utilizzare il nome comune accurato, a seguito del riconoscimento dell’esistenza di due specie diverse: “Wild camel” dunque per la specie selvatica (Camelus ferus) e “Bactrian camel” per quelladomestica (Camelus bactrianus). “Tenendo ben presente – prosegue Spiezio – che si tratta di due specie distinte, come il cane e il lupo o come il cavallo domestico e il cavallo selvatico di domestico . E che le minacce a carico dei meno di 1000 esemplari che sopravvivono allo stato selvatico, sono particolarmente incisive”. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura parla di 25-30 esemplari uccisi ogni anno durante la migrazione verso la Cina, sul confine più meridionale dell’area protetta del Grande Gobi. Una caccia ad uso di sussistenza locale, che si aggiunge ad un uso sempre maggiore di molte aree di pascolo a vantaggio del bestiame domestico.
“Esiste un’“anticamera dell’estinzione” che si manifesta quando il numero delle popolazioni allo stato selvatico rischia di non essere più in grado di sostenere la propria crescita e declinare rapidamente verso la scomparsa. E il caso del cammello selvatico, se non si inizia dalla consapevolezza, potrebbe essere emblematico”, conclude Spiezio.