di Elena Livia Pennacchioni
Lui quarantaquattro anni, lei oltre quaranta: nonostante Gonzalo e Camilla siano due tra gli otto ippopotami più anziani d’Europa, alla fine di settembre hanno sorpreso tutti portando fuori dall’acqua il loro piccolo maschietto appena nato, mentre a stento riusciva a reggersi sulle zampe. A due settimane dalla nascita il peso del piccolo già sfiorava il quintale mentre il popolo dei social network lo ribattezzava Popo, che in lingua Swahili significa “farfalla”.
Al Parco Natura Viva i due anziani genitori ippopotami hanno dato alla luce nel corso degli anni più di dieci figli, ma questo è stato probabilmente l’ultimo parto per mamma Camilla. La sua anzianità da primato però, non ha allentato nemmeno per quest’ultimo parto le cure esclusive che ha riservato al piccolo, al quale ha dedicato tutto il suo tempo, allattandolo in acqua e tenendolo al sicuro dalle curiosità del fratello maggiore Shombai, che ha dovuto fare i conti con il fatto di non essere più il piccolo del gruppo. Da un lato incuriosito, dall’altra un po’ geloso, Shombai in alcuni casi è stato allontanato da Camilla con decisione, soprattutto nelle prime settimane.
Anche se venuto alla luce un po’ in ritardo rispetto alla stagione canonica dei parti che avviene tra luglio e agosto, Popo è cresciuto in fretta: nel giro di due settimane ha raddoppiato il peso alla nascita e il suo muso grande e un po’ sproporzionato, le orecchie piccole e le zampe corte, gli hanno garantito per un bel po’ un’aria tenera e un po’ goffa. Quanto al carattere, il piccolo ha saputo come agire: sin da subito si è dimostrato particolarmente audace e intraprendente, ha trascorso molto tempo fuori dal laghetto e spesso lo si è visto camminare a stento davanti a Camilla, tradendo i comportamenti canonici che vorrebbero i neonati trascorrere la maggior parte del tempo in acqua o seguendo la madre a stretto contatto.
“Vulnerabile” secondo la Lista Rossa IUCN, il piccolo è uno dei 7 ippopotamini nati nel 2016 nei parchi zoologici d’Europa, dove questa specie conta 179 individui a mantenere vitale un patrimonio genetico a rischio: nell’Africa sub-sahariana, le popolazioni di questo mammifero anfibio sono in declino a causa della caccia illegale per la carne, per l’avorio di cui sono costituiti i loro denti e per la perdita di habitat naturale.
UNA SPECIE A RISCHIO
La parola “ippopotamo” significa “cavallo di fiume”: questa specie è generalmente distribuita lungo i fiumi delle savane e delle foreste in molti paesi di tutta l’Africa sub-sahariana, anche se attualmente è scomparsa dalla maggior parte del Sudafrica. Nonostante ci siano evidenti differenze regionali nella dimensione e distribuzione delle popolazioni, il declino dell’ippopotamo è stato confermato in circa metà dei 29 stati in cui vive. I paesi dell’Africa orientale, in cui gli ippopotami sono presenti con il numero maggiore, costituiscono la roccaforte della conservazione per questa specie. Al contrario, è la Repubblica Democratica del Congo ad aver registrato la più massiccia scomparsa di esemplari: l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) registra in questo Paese un declino del 95%, soprattutto a causa della pressione venatoria esercitata durante gli anni di guerra civile.
L’ACQUA, ELEMENTO VITALE
La goffa andatura dell’ippopotamo è la conseguenza di un adattamento improntato alla vita acquatica, che garantisce al suo corpo la necessaria termoregolazione. La conformazione della testa è perfetta per consentire a questa specie di restare immerso a lungo: i grandi occhi, le narici e le orecchie, piccole e mobili, sono situati nella parte superiore del muso e sono le uniche parti del corpo che all’occorrenza, possono rimanere a pelo d’acqua. Di fronte alla necessità di restare immerso completamente invece, può mantenersi in apnea superando i 5 minuti senza respirare. Agilissimo nuotatore, l’ippopotamo è un animale molto territoriale che a dispetto della sua conformazione fisica, anche sulla terraferma sa farsi rispettare: in caso di necessità può raggiungere velocità considerevoli, fino a sfiorare i 30 km/h.
UNA SPECIE “OMBRELLO”
L’alimentazione si svolge di notte a terra, sulle praterie che costeggiano l’acqua o in luoghi lontani anche parecchi chilometri. Il nutrimento è costituito in gran parte da piante erbacee, ma anche da radici scavate nella terra morbida: in questo modo l’ippopotamo è in grado di tenere aperti i pascoli che vengono utilizzati da moltre altre specie, garantendo un apporto notevole al proprio ecosistema. Spargendo il suo sterco poi, concima le praterie e il fondo dei fiumi, dai quali di conseguenza altri animali traggono nutrienti. Il suo dorso è anche il luogo “di soggiorno” preferito di un bell’elenco di specie: uccelli, tartarughe d’acqua dolce e persino piccoli coccodrilli stazionano spesso “a cavallo” dell’ippopotamo.
GLI IPPOPOTAMI IN EUROPA
Gonzalo e Camilla sono solo due dei 179 ippopotami ad essere ospitati in Europa. Grazie all’impegno di 69 parchi zoologici aderenti ad EAZA (Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari), gli esemplari che vengono allevati fuori dall’habitat naturale di questa specie sono in grado di mantenere la preziosa variabilità genetica che in natura va scomparendo.