di Silvia Allegri
In base alla media dei dati attualmente disponibili, nell’Unione Europea sono presenti circa sette milioni di equidi (ma è sicuramente un dato sottostimato), utilizzati per una molteplicità di scopi. Il mondo dei cavalli – celebrato nella 118° edizione di Fieracavalli svolta a Verona nel novembre 2016 – fornisce occupazione ad almeno 896mila persone nei paesi dell’Unione Europea; ha un valore di oltre 100 miliardi di euro annui e utilizza almeno 2,6 milioni di ettari di terreno. L’ampiezza del settore, unita ad struttura organizzativa frammentata, fa sì che le informazioni disponibili vengano spesso indirizzate verso gli aspetti o le attività più rilevanti, quali gli sport di alto livello e l’ippica. Ma gli equidi sono anche animali da lavoro di importanza fondamentale in alcune aree dell’UE (in particolare in Romania), mentre altri sono tenuti come animali domestici o come animali per il tempo libero.
A volte maltrattati e spesso costretti a viaggi estenuanti che possono durare anche 35 ore, i cavalli più di qualsiasi altro animale vivono una condizione di ‘borderline’: se da un lato vengono considerati, per legge, animali da reddito, destinati alle competizioni sportive e/o al consumo alimentare, dall’altra sono visti e ‘vissuti’ come animali d’affezione a tutti gli effetti. E questa percezione del cavallo rientra in un fenomeno che vede, da alcuni anni, una crescita di attenzione al benessere animale da parte delle istituzioni, dei privati cittadini, delle associazioni. Ecco dunque la necessità di tutelare le specie domestiche e d’allevamento, in un’ottica di consapevolezza del grande valore degli animali.
Della necessità di garantire a tutti i cavalli un’esistenza rispettosa si è parlato proprio in occasione della passata edizione di Fieracavalli, durante la tavole rotonde sulle normative nell’ambito di benessere del cavallo promosse su iniziativa del Ministero della Salute, ma anche all’incontro “Cavalli d’Europa: le sfide per proteggerli”. Si è discusso approfonditamente sulla necessità di fare ‘rete’ in Europa, per permettere agli equidi condizioni di vita idonee e dignitose. Tra i relatori un significativo contributo è stato dato da Sara Turetta, fondatrice e presidente di “Save the Dogs”, impegnata da anni nel soccorso di cani, ma anche asini e cavalli in Romania, e da Silvia Meriggi, investigatrice di “Animal’s Angels”, che ha illustrato le drammatiche condizioni dei trasporti degli equini fra i paesi europei.
L’ULTIMO CAVALLO SELVATICO
Il Parco Natura Viva ospita tre esemplari di cavallo di Przewalski, ultima specie di Equus ferus o cavallo selvatico ancora vivente. Il suo nome deriva dall’esploratore russo Nikolai Przewalski, che scoprì la specie nella seconda metà del 1800. Il Cavallo di Przewalski compare oggi come “minacciato” nella Lista Rossa della IUCN: in passato era considerato “Estinto in natura”, ma grazie al progetto di reintroduzione compiuto dalla rete dei giardini zoologici europei negli anni ‘90, sopravvivono oggi in Mongolia più di 50 individui maturi.