Ad entrambe manca un’ala, nessuna delle due potrà mai più migrare. E’ per questo che Hannibal e Jacov, le due ibis eremita colpite da bracconaggio ed elettrocuzione, da ieri mattina abiteranno in pianta stabile al centro di recupero LIPU di Roma. A trovar loro casa è stato il Waldrappteam, il gruppo di ricercatori austriaci che insieme al Parco Natura Viva di Bussolengo sta conducendo il progetto europeo “Northern Bald Ibis” per la reintroduzione in natura dell’ibis eremita. E se Hannibal era già ospite degente da alcune settimane, Jacov l’ha raggiunta ieri accompagnata da Johannes Fritz stesso. Il biologo austriaco e lo staff del parco zoologico in provincia di Verona si trovano nel bel mezzo della 15° Migrazione Guidata dal’Uomo (clicca per saperne di più), tappa pre-appenninica con meta Orbetello. Ma per garantire ai due esemplari inabili di vivere una vita tra conspecifici, è stato decretato uno stop di 24 ore al volo di uomini e uccelli. Da Roma parte dunque l’appello, all’alba della stagione di caccia che si sta per aprire in tutta Italia: “Gli ibis eremita sono una specie estinta in Europa e stiamo cercando di riportarli allo stato selvatico. Non sparate!”
“L’ala di Hannibal – spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore del Parco Natura Viva di Bussolengo che ha preso parte all’evento – è stata amputata dopo che nel 2021, all’età di sei anni, le è stato sparato un colpo di fucile. Nonostante l’operazione, l’arto ha subito una necrosi e non è stato possibile intervenire in altro modo. Ma i casi di caccia illegale sono stati molti altri, per lo più con esiti ben peggiori. Solo tra il tra il 2014 e il 2019 sono stati colpiti da bracconaggio 60 ibis eremita, spesso mentre gli uccelli rientravano nei quartieri estivi della Baviera. La costa tirrenica della Toscana e il Veneto sono due zone per cui abbiamo già chiesto l’istituzione di un “black spot”, un corridoio in cui possa essere sospesa la caccia nel periodo migratorio”. E anche per questo, proprio nei pressi del parco nel veronese verrà costruita una voliera aperta che possa funzionare da sosta sicura per gli ibis in volo. Quanto a Jacov, è la triste rappresentante dell’altra grande minaccia a carico degli uccelli: la numerosa presenza dei pali dell’alta tensione, sui quali gli esemplari si posano con il rischio di venire folgorati. D’ora in poi le due ibis senza un’ala “socializzeranno potendo girare liberamente tra il giardino e gli uffici della loro nuova casa – spiega Francesca Manzìa, responsabile del centro LIPU di Roma – gradendo la presenza dell’uomo e approfittando della generosità dei volontari nell’elargire tarme e insetti fuori pasto”.
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